Che siamo in uno stato di emergenza ormai è chiaro a tutti e non è necessario sottolineare la peculiarità di questa epidemia che ci sta costringendo
Che siamo in uno stato di emergenza ormai è chiaro a tutti e non è necessario sottolineare la peculiarità di questa epidemia che ci sta costringendo a restare a casa da settimane. Siamo continuamente bombardati di informazioni, dati, ipotesi sul futuro, proposte e ritrattazioni, continue incertezze. Non è necessario neanche elencare tutti gli aspetti negativi della situazione, perché credo che ognuno li stia vivendo sulla propria pelle, alcuni con più sofferenze di altri, ma tutti accumunati da un senso di inquietezza d’animo derivata dal fatto che nulla è più certo e nessuno è più padrone del proprio tempo come eravamo soliti pensare.
Mettendo quindi per un attimo da parte i pensieri negativi, concentriamoci sugli aspetti positivi che ci ha fatto scoprire (o riscoprire) il Coronavirus, primo fra tutti la solidarietà che molte persone in quanto singoli individui, ma anche come aziende e associazioni, stanno dimostrando nei confronti di quella parte di popolazione che è più colpita da questa epidemia e tutti i disagi che ne conseguono.
Sono nate molte campagne di raccolte fondi per sovvenzionare la terapia intensiva di diversi ospedali, si sono creati gruppi di persone che volontariamente vanno a fare la spesa e la portano a chi è più anziano e quindi più a rischio di contrarre il virus, le associazioni che già si occupavano di distribuire pasti caldi ai senza fissa dimora continuano il loro lavoro con ancora più impegno, la Croce Rossa è in prima fila, come anche la Caritas e il Banco Alimentare. Chi ha sempre fatto del bene al prossimo continua a farlo con ancora più enfasi e consapevolezza, ma in questo momento la solidarietà ha allargato i suoi confini e interessa anche associazioni e aziende che fino a febbraio si occupavano di tutt’altro. Molte aziende del territorio bolognese hanno convertito la produzione a favore di presidi medici e strumenti adeguati per contrastare il contagio: c’è chi produce mascherine, chi è riuscito ad inventare un respiratore con una maschera da sub sportiva, chi produce gel igienizzante e chi devolve parte del proprio ricavato a favore di ospedali locali, per permettere il funzionamento a pieno regime della struttura, dei macchinari e del personale.
Forse è un discorso retorico che hanno già fatto in tanti, ma forse è anche giusto ribadirlo: c’è anche un volto bello, in mezzo a questa disgrazia di cui ci porteremo gli strascichi per anni. C’è un volto bello, umano, solidale, che anziché chiudersi nel proprio egoismo e pensare solo a come sopravvivere, allarga lo sguardo e aiuta chi è più stremato.
Nessuno di noi dimenticherà il Coronavirus e quello che ha causato e causerà, ma è bene anche tenere a mente che è stato l’occasione per dimostrare questo lato più compassionevole del genere umano.
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