Amar, Wasp e Arche 3D: ecco le protesi in 3D per i bimbi siriani

Amar, Wasp e Arche 3D: ecco le protesi in 3D per i bimbi siriani

Attivo a Damasco un laboratorio per stampare in 3D tutto ciò che serve per dare un sollievo ai mutilati di guerra.

Sguardo perplesso, dubbioso, forse il bambino non capiva cosa stesse succedendo. Poi ha visto l’arto artificiale colorato che gli hanno applicato al

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Sguardo perplesso, dubbioso, forse il bambino non capiva cosa stesse succedendo. Poi ha visto l’arto artificiale colorato che gli hanno applicato al posto del braccio destro mancante, il suo volto si è illuminato in un sorriso che scalda i cuori.

L’Italia non esporta solo armi in Siria, ma da qualche mese anche materiale tecnologico che permette di dare sollievo ai mutilati di guerra. Parliamo di stampanti 3D che nascono in un laboratorio, che l’associazione Amar – Costruire Solidarietà di Reggio Emilia, la Wasp di Massa Lombarda (RA) e l’Arche 3D di Mantova hanno donato all’Università di Damasco.

Il tutto è nato poco più di un anno fa quando un cardiologo siriano trapiantato da diversi anni a Reggio Emilia, Jean Bassmaji, accompagnato da Carlo Masgoutiere di Arche 3D, si presenta nella sede dell’azienda romagnola con una richiesta particolare. Jean ha fondato l’associazione Amar allo scopo di aiutare il suo popolo, martoriato dalle guerre. Ha saputo che Wasp ha creato una Officina ortopedica digitale e spera di poter ottenere uno sconto per acquistarne una da impiantare in Siria. Jean rimane sbalordito e commosso quando Moretti, di slancio, si offre di installare gratuitamente a Damasco un laboratorio perfettamente attrezzato, fornendo sia le stampanti, sia la formazione necessaria per poter realizzare le protesi.

Inizia così un febbrile lavoro per arrivare ai giorni nostri. Le relazioni con Damasco per coinvolgere l’Università sono ben presto avviate, ma gli ostacoli da superare sono innumerevoli. Ma tutto è superabile, se si vuole. Intanto il professor Firas Al-Hinnawy, della facoltà di Bioingegneria Medica dell’Università di Damasco, è in Italia, nella sede di Wasp, dove segue un corso di formazione che gli permetterà di trasferire ai suoi allievi le conoscenze necessarie per utilizzare al meglio le stampanti 3D.

Ora, da circa un mese una Delta Wasp 4070 Industrial e una Delta Wasp 2040 PRO, scanner, pc, monitor e materiale tecnico, costituiscono l’attrezzatura del laboratorio attrezzato nel campus universitario di Damasco, dove si lavora per dare un sollievo a centinaia dei circa 50mila mutilati del Paese. Le protesi vengono realizzate partendo dai file open source del progetto e-NABLE.

“Le due basi del ponte sono state gettate – aggiunge Massimo Moretti – Ora gruppi di persone così distanti possono dare forma ai medesimi pensieri. Quello che viene progettato a Damasco può materializzarsi in Italia e viceversa, saltando a piè pari frontiere e check-point”.

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